Cosa si nasconde dietro il disagio scolastico? Il parere della psicologa

  

 

Il disagio scolastico è un problema molto diffuso tra i giovani e rappresenta una sfida significativa che affrontano quotidianamente studenti e istituzioni scolastiche. Noi ragazzi della Redazione del Giornale del Liceo Santa Rosa abbiamo deciso di approfondire questa tematica perché ci riguarda da vicino. Con questo articolo vorremmo sensibilizzare l’intera comunità scolastica, al fine di far comprendere in tempo agli studenti i rischi di un intervento non tempestivo. Tale fenomeno infatti può manifestarsi sotto forme diverse come: ansia, irrequietezza, difficoltà di apprendimento e di attenzione, scarso rendimento, isolamento sociale e addirittura può portare alla dispersione scolastica. 

Per capire meglio le dinamiche, le ripercussioni psicologiche e come intervenire abbiamo deciso di intervistare la psicologa Valentina Tronati, che sta partecipando al progetto del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) contro la dispersione scolastica a cui ha aderito anche il nostro liceo. Per questo le abbiamo rivolto una serie di domande riguardanti la sua carriera, il suo pensiero e le sue esperienze sul disagio scolastico.

Buongiorno dottoressa, qual è il suo percorso formativo e professionale? Cosa l’ha spinta ad avvicinarsi ai giovani?

“Il mio percorso formativo inizia proprio in questo liceo, mi sono diplomata anni fa in questa scuola quando ancora si chiamava Liceo socio-psico pedagogico. In seguito, mi sono laureata alla facoltà di psicologia presso l’Università La Sapienza di Roma, dopo un anno di tirocinio ho sostenuto l’esame di stato e mi sono iscritta all’albo degli Psicologi del Lazio, in ultimo ho frequentato una scuola di specializzazione in Psicoterapia psicoanalitica con indirizzo per l’infanzia, l’adolescenza e la coppia genitoriale. Ad oggi esercito la libera professione presso il mio studio privato. La spinta che mi ha portato ad avvicinarmi ai giovani parte da sempre dalla passione per l’individuo e nello specifico per l’individuo in età evolutiva”.

Come possono gli insegnanti identificare e supportare gli studenti che soffrono di disagio scolastico?

“Attraverso l’ascolto, il rispetto dei tempi, istaurare una buona relazione tra insegnati e studenti, cercare di comprendere il disagio a tutto tondo senza un giudizio. Credo che queste siano delle competenze importanti che i professori in primis dovrebbero adottare nei confronti dei loro alunni”.

Quali sono le conseguenze a lungo termine sugli studenti che vivono questa problematica?

“Un adolescente che vive un disagio scolastico colleziona nel tempo esperienze di insuccesso, situazioni di fastidio o imbarazzo che lo portano a chiudersi, ad irrigidirsi o ad allontanarsi da tutti i contesti che lo aiutano a crescere, come le relazioni sociali, l’apprendimento scolastico, le esperienze di maturazione cognitiva ed emotiva, dentro e fuori la scuola”.

 

Quale ruolo riveste la famiglia in questo contesto?

“Durante la crescita il soggetto assorbe all’interno del sistema famiglia emozioni, esperienze, traumi di quel primo imprinting che si porterà sempre con sé. L’atteggiamento dei genitori nei confronti delle attività e del rendimento scolastico, con stili educativi inadeguati, ad esempio, troppo permissivi o iperprotettivi o autoritari, influenza il comportamento dell’adolescente, portandolo ad essere disorganizzato, frustrato o insicuro”.

 

Quali interventi possono essere implementati a livello scolastico?

“Gli interventi che negli ultimi anni si stanno attivando, come lo sportello di ascolto psicologico o riunioni di rete tra scuola e famiglia, sono degli strumenti fondamentali che aiutano a sviluppare una maggiore comunicazione tra la scuola e l’ambiente esterno e mettono in primo piano i ragazzi in crescita che hanno bisogno di essere visti ed ascoltati”.

 

Qual è l’impatto del disagio scolastico sulla salute mentale dei giovani?

“Ragazzi con un disagio scolastico che non ricevono il giusto spazio di ascolto o un aiuto psicologico, rischiano di diventare i futuri adulti insicuri, persone con potenzialità mai espresse o che inciampano verso la strada della devianza sociale o dell’aggressività, pur di essere visti e sfogare tutto quello che è stato represso. Il disagio scolastico è un fenomeno complesso che si verifica nel/la ragazzo/a all’inizio con una sensazione di svogliatezza e poco interesse per la scuola fino ad arrivare a comportamenti devianti o di abbandono scolastico, che rappresenta il più grande fallimento per l’istituzione scolastica e per l’alunno. L’adolescente in questo periodo si trova a dovere affrontare compiti di sviluppo cruciali come evoluzioni fisiche e fisiologiche, maturazione cognitiva, maturazione psicologica e rielaborazione del concetto di sé. Se gli alunni non riescono a superare gli ostacoli che i compiti di sviluppo pongono nel loro cammino, possono sviluppare forme di malessere che, se trascurate, possono evolvere in situazioni di disagio scolastico o, nei casi più gravi, in psicopatologie e/o comportamenti devianti. Allo stesso modo, proprio perché in evoluzione, l’adolescente ha un potenziale, a volte inconscio dall’adolescente stesso, tutto in divenire e in trasformazione che, se coltivato, può diventare una materia preziosa e unica”.

 

In che modo ciò può influenzare il rendimento scolastico?

“I ragazzi si ritrovano molto spesso a fare ritardi, assenze, uscite anticipate. L’adolescente con disagio scolastico, proprio a causa di questo suo malessere, che non riesce ad affrontare e superare, mette in atto comportamenti che possono violare anche le norme morali e sociali. Spesso a questo si associano difficoltà di apprendimento nonostante il funzionamento e il potenziale cognitivo stimato, questo perché dipende dallo scarso utilizzo che il soggetto fa del proprio potenziale”.

 

Esistono differenze di genere rispetto questo fenomeno?

“Purtroppo, non ho dati statistici aggiornati su questo tema ma ho letto che più del 30% degli adolescenti tra gli 11 e i 16 anni vive una condizione di disagio scolastico con prevalenza dei maschi rispetto alle femmine. Il fallimento nella realtà scolastica non fa che confermare una immagine di sé svalutata e inadeguata, determinando così un effetto boomerang, che può investire altri aspetti della realtà, anche futura del soggetto”.

Con questo articolo, noi studenti del Santa Rosa, vogliamo aiutare i nostri colleghi ad aprirsi e “esporsi” riguardo a questo argomento per ricevere l’adeguato aiuto e non abbandonare uno dei percorsi più significativi della nostra vita e della nostra carriera come è quello scolastico.

“La scuola è un banco di prova”: queste sono le parole della psicologa Valentina Tronati, che ci insegna ad amare questo  tragitto e cerca di farci capire che i nostri sbagli e errori sono completamente naturali e che ci aiuteranno a migliorare noi stessi. Quindi colleghi, sbagliate, non vergognatevi mai di parlare e di farvi aiutare e soprattutto, non abbandonate mai questo percorso di gioie e di fatiche.

Grazie per la lettura.

 

Andrea Celeste Longhi, Angelica Pinna

Matteo Marchionni, Sara Stella

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