Il Giorno della Memoria - Poesia di E. Spasov
Ignoto fu l'amor negli occhi cupi di quelle anime solenni
arretrate da giacenti calvari,
sottratte oramai da un imminente soggiogazione.
Assoggettati furono i cuori tremanti
di ciascun ente allibito,
pregando perpetuamente
per un soffio di bontà circostante
per una vaga speranza,
dietro lucchetti d'identità falcidiate;
spudorato destino celava l'autenticità di quegli sguardi spianati da colme sofferenze,
contrastate negli spettri bruciati dell' inopinato odio,
situato in quelle menti atroci.
Sommerse figure in sequenze numeriche
s'innescavan in una lugubre incertezza,
una sorte a loro discapito bussava insistente,
nelle vie astratte di quelle impronte ancor non avvenute,
le quali predominavan le ultime urla di pietà.
Volti assestanti tramandati nell'aria
un'indegna sciagura,
priva di riverenza nei confronti di quegli spiriti avviliti.
Pestati furono con immenso sdegno,
spogliati furono con un esorbitante disprezzo,
pigiati furono con il proprio stesso sangue,
sottostanti furono nell'atrocità di subire tali calamità.
Dignità irreperibile nel bel mezzo
di tali azioni indegne
riconducibili soltanto nelle righe incerte di quel terrore che assaliva ognuno di essi,
il quale condivideva uno spazio intermittente,
assieme agli ultimi perenni battiti ardenti.
Scomparivan quei miraggi inerenti ad una presunta sofferenza,
nell'istante in cui l'animo poggiava verso l'ingresso di quell'inferno circostante,
tendente nel protrarsi negli scorci mozzafiato dell'aldilà.
Individui nascosti medianti numeri temporali,
privati del modo di farsi riconoscere,
privi della modalità di far reperire le loro anime addolorate,
privati del previlegio di sentirsi rispettati,
per assaporare lontanamente il gusto di un amor assai veritiero.
Privi essi furono di godere del diritto di essere considerati esseri viventi,
percependo sulla propria pelle scottature altamente inumane.
Edoardo Veselinov Spasov 3 ae
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